Argomento dell’operetta La Rosa di Corfù





Siparietto di Martino Munarini

La Rosa di Corfù ovvero Sissi all’Achilleion è una neo-operetta da camera, così definita per le sue ridotte proporzioni non priva, però, di quegli effetti spettacolari propri dell’operetta classica d’area danubiana mitteleuropea che si è venuta codificando sul crinale tra il XIX e gli inizi del XX secolo. Non manca l’elemento comico brillante né quello larmoyant, nonché l’elemento fondamentale della danza né quello dell’intrigo amoroso condotto sul filo del valzer e, perché no, del tango.

La vicenda vede come protagonista l’imperatrice d’Austria per antonomasia: Sissi, colta in una tarda estate del 1888 nell’isola di Corfù all’Achilleion la villa fatta costruire per dare forma reale al suo ideale del sogno greco rappresentato dll’eroe eponimo Achille.

La storia, su libretto dello stesso musicista, si basa su elementi biografici reali del soggiorno di Sissi a Corfù, ma l’intreccio è una folle invenzione che narra gli intrighi politico-amorosi che coinvolgono Sissi e i suoi ospiti all’Achilleion.

In un tempestoso tramonto di primavera sull’Egeo, Sissi giunge a Corfù, (prologo) il soggiorno sull’isola è costellato da una misteriosa serenata che aleggia per l’aria, ma chi ne è l’oscuro cantore, si chiedono Sissi e la sua dama, la contessa Clara, e a chi è indirizzata? E’ forse il giovine poeta greco Nicos, insegnante di greco moderno al seguito di Sissi, che si nasconde dietro al cantore e se fosse, chi ama il poeta, Sissi o la dama? O, a detta del capitano Max, l’addetto alla sicurezza dell’imperatrice, è il canto cifrato di un pericoloso nichilista che prepara un attentato alla sacra maestà dell’imperatrice.

L’intrigo si fa sempre più complicato e l’intreccio tra piani intessuti da Max per scovare il supposto attentatore (lo scambio delle stanze tra Sissi e Clara nel I atto e con il capitano travestito da Sissi a fare da esca nel IV) e i contropiani di Sissi e Clara convinte che la voce della serenata non sia altri che del poeta (prova di canto della romanza della rosa sostenuta dal poeta e Max ignari, atto III) conducono alla soluzione nell’ultimo atto, (non senza il colpo di scena dell’apparizione della rosa dopo le danze del danzatore turco che scompare in una folata di vento, atto III) nel lunare giardino della villa dove persino le statue d’Achille prenderanno vita e dove la misteriosa voce rivelerà la sua identità e si congiungerà con l’oggetto amato.

E quando, alla fine, tutte le coppie si saranno composte, Clara chiederà alla sua signora: Quanti tipi d’amore vi sono? Sissi replicherà: Chi può dire di conoscerli tutti ?!



Statua di Achille morente. Scenografia di Martino Munarini

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© Aldo Bova - 2004